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Simeri Crichi

Secondo una tradizione popolare Crichi sarebbe stato fondato verso la meta' del 1700, da alcuni contadini della vicina Sellia , i quali, in occasione della festa "du zillusu", " s'incriccaru" ( si arrabbiarono) con i "Saracini ch'avianu ammazzati a Cristu" e si stabilirono in "cricche", con le loro masserie, sul pendio di una collina poco distante, formando una specie di centro aziendale.

Così e' stato ritenuto sempre. Infatti G.M. Alfano, in "Istorica descrizione del Regno di Napoli" del  1795, scriveva: "Crichi", villaggio, da pochi anni si e' cominciato ad abitare, trovasi ora nel suo aumento; feudo della casa Barretta, d'aria ottima, fa di popolazione 683. Simeri, terra antichissima, ducea della casa Barretta, d'aria cattiva, fa di popolazione 668. Soveria terra, d'aria temperata, fa di popolazione 1.035".

Invece Crichi compare anche nei documenti precedenti, come sinonimo di Acqua Murata nei rilevamenti dei fuochi del XV secolo e in diversi atti notarili. Crichi, all'inizio del 700 era passato da casale a villaggio, amministrativamente una frazione, urbanisticamente un agglomerato che traeva origine dal criterio dell'appoderamento per mansi, che erano al di fuori dei tenimenti del feudatario e della borghesia terriera, in prossimità di terre di usi civici. Nella valle di Parasia transfughi di Sellia, di Serrastretta, di Pentone e dei paesi delle Serre acquistarono piccoli lotti di terreno e soprattutto presero in fitto terreni burgensatici e feudali, formando così una numerosa comunità agricola-pastorale e successivamente anche artigianale. Nel secolo successivo, con l'inizio delle quotizzazioni delle terre ex feudali, sorsero i contratti di anticresi, con i quali i creditori dei contadini acquistavano il diritto di prelevare i frutti del terreno, a scomputo del credito. I contadini, che non possedevano capitali d'anticipazione per le sementi e le attrezzature, si trovarono così a dover cedere le loro quote. Siamo già in epoca storica, alla colonizzazione greca e alla successiva occupazione romana, che rappresenta per la Calabria lo spoglio della montagna e la lenta quanto inarrestabile decadenza economica e demografica. Per lungo tempo non si avranno più notizie di Crichi, ripopolato nel 700 e ricostruito a ridosso del folto bosco di querce della valle di Parasia, dove si erano trasferite alcune famiglie di boscaioli e carbonari. Nel mese di marzo del 1791 si diffuse a Crichi il  " morbo epidemico attaccaticcio " diagnosticato dal medico fiscale di Catanzaro, che costo' la vita a 14 persone. Dal 1' gennaio 1849 la sede comunale fu trasferita da Simeri a Crichi elevato a capoluogo comunale.

A cura del prof. Marcello Barberio